8 gennaio 2010

IL PICCOLO VANETO D' AUSTRALIA

Rosa Gav, interrogata a Sydney per mezzo di un interprete da un ispettore della polizia marittima coloniale, si descriveva così: “sono una ragazza di quindici anni, e vivo con la mamma, vedova qui presente. Il papà è morto quando aveva 47 anni a Port Breton. Ho due sorelle e avevo due fratelli che sono morti: uno a Barcellona, e l'altro a Port Breton per un' infiammazione al petto. In Italia mi hanno insegnato l'agricoltura, lavorare i campi e badare alle vigne. So fare il vino, prestare l'uva e farla fermentare”. Era giovedì 14 aprile 1881, un anno da quando la giovane e la sua famiglia avevano lasciato il distretto di Conegliano, con altre 263 persone. Coraggiosi e pieni di speranza, lasciavano le case e i campanili delle strade vaste fra i corsi della Piave e della Livenza, per inseguire la voglia di terra con condizioni di vita migliori. Si ritrovavano ora, dopo un anno di disgrazie, sul molo di Sydney, senza neanche un vestito per cambiarsi, senza e denaro; c'erano tante famiglie superstiti, ciascuna delle quali aveva lasciato nel lungo viaggio le sue vittime. Sopratutto vecchi e bambini, ma anche uomini forti e donne.


Ulderico Bernardi
A Catàr fortuna
Storie venete d'Australia e del Brasile

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