18 dicembre 2009

Breve racconto sulla migrazione e New Italy

New Italy anni 20


Negli anni 1941-42 l'Australia aveva solamente 7 milioni di abitanti e ciò comportò un'immigrazione "selezionata"; cioè di persone che svolgessero mansioni pesanti, come il lavoro in fabbrica e in miniera. Solo nel 1945 il governo australiano fondò il "dipartimento dell'immigrazione". Questo dipartimeto aveva lo scopo di aumentare la popolazione austaliana del 2% annuo. Ed è per questo che ogni anno arrivavano circa 70 000 perone di cui il 90% erano di provenienza Inglese.
Solamente dopo gli anni '50 il flusso migratorio cambiò, difatti cominciarono ad arrivare immigrati dalle altre nazioni europee, ma soprattutto Italia, Grecia e Germania.
Gli immigrati Italiani e francesi si erano uniti ed avevano chiesto al governo di poter creare uno spazio dedicato solamente per loro; nel 1881 venne concesso un ampio terrena che fino a pochi anni prima gli era stato negato. Ed è così che naque la "New Italy"; il terreno concessso dal governo australiano era stato in precedenza considerato sterile, ma il governo si sbagliò.
Infatti il terreno attorno a "New Italy" produsse: verdura, frutta, granoturco e zucchero. Nel 1888 la comunità domandò di poter aprire una scuola, venne concesso. Durante gli anni però le persone cominciarono ad abbandonare la zona per cercare altre terre, l'ultimo residente di "New Italy" morì nel 1955.




Tratto da: "Australia contemporanea multiculturalismo e immigrazione (1788-1993)"
Di Tania Lorigiola

16 dicembre 2009

Australia - date di consegna del lavoro sui libri

NOME

DATA CONSEGNA

NOME

DATACONSEGNA

Sanaa Elqjiri

23/12/09



Maria Gaspari

23/12/09



Luca Zallot

23/12/09

Marianna Zandegiacomo

08/01/10

Marco Cappellari

08/01/10



Katia Hirschstein

08/01/10



Erica Gaspari

08/01/10



Lara Dapoz

08/01/10











10 dicembre 2009

Audio originale di un programma australiano su New Italy


E' la storia dell'insediamento di 'New Italy' in Galles del Sud, di cui si parla nel post precedente.
In questo programma dalla rete radiofonica australiana ABC, la presentattrice Claudia Taranto spiega la vita dura degli emigranti italiani (molti veneti) nella regione adesso chiamata Grafton.
Parla dello sforzo quotidiano per vivere in questo ambiente totalmente estraneo e difficile anche a causa della stagione tropicale (pioggia intensa per tre mesi, e poi calore intenso il resto dell' anno, e tra foreste tropicali difficili da disboscare.)
Altre informazioni

Gli inizi dell’emigrazione veneta in Australia


Siamo all’inizio dell’800 e la presenza europea in Australia è di poche centinaia di persone, tra cui alcuni missionari che furono i precursori dell’emigrazione in Oceania. Poi, a metà del secolo, venne scoperto dell’oro nelle regioni orientali dell’Australia e numerosi coloni arrivarono da ogni parte dell’Europa, tra questi anche diversi italiani che formarono nelle regioni di Victoria e a Sidney le prime comunità di lingua italiana. Ben presto però le risorse aurifere si prosciugarono e molti immigrati si riciclarono come agricoltori iniziando nuove proficue attività che portarono altri avventurosi a tentare la via dell’emigrazione dall’Italia, specie dalle regioni del Nord. Ma si trattava sempre di fenomeni isolati, lasciati alla libera iniziativa e senza alcuna organizzazione alle spalle. Tra questi emigranti c’era anche un veneto, Romeo Bragato che, dopo essersi diplomato alla scuola enologica di Conegliano, ebbe fortuna come viticoltore nella regione di Victoria.
Della fine dell’800 è la prima comunità ufficiale di italiani che si chiamò, naturalmente, New Italy e sorse nella regione di Sidney, il New South Galles: aveva una scuola e una chiesa proprie e ve ne facevano parte, nel 1888, circa 250 persone, che riuscirono ad ottenere buoni raccolti da terreni abbandonati perché ritenuti aridi e improduttivi. Le principali coltivazioni erano a vite e ad alberi di frutta, ma ben presto venne iniziata anche un’attività di sericoltura. Per finanziare queste nuove attività gli uomini lavoravano anche al di fuori della comunità, come tagliaboschi o nelle piantagioni di canna da zucchero. Le condizioni di lavoro erano durissime a causa del clima e delle difficoltà del terreno, ma New Italy mantenne ugualmente per decenni un importante valore simbolico, anche se non divenne mai un insediamento numeroso e dopo la prima guerra mondiale cadde in declino, dato che molte famiglie si erano già trasferite in aree più produttive.
Nel 1891 arrivò nel Queensland una spedizione di circa 300 italiani, tra cui alcune famiglie venete che, dopo i primi anni molto difficili nelle piantagioni di canna da zucchero, riuscirono ad acquistarsi degli appezzamenti di terreno e ben presto divennero benestanti. In questo periodo gli immigrati italiani provenivano essenzialmente da 4 regioni: Sicilia (molti pescatori), Lombardia, Piemonte e Veneto e naturalmente, una volta divenuti proprietari, chiamarono in Australia altri italiani. Questo trend di crescita durò fino alla Prima guerra mondiale.
Nel 1901, per limitare l’arrivo indiscriminato di coloni, venne adottata la White Australia Policy, una norma che prevedeva una specie di esame per gli immigrati. Solo chi dimostrava di saper scrivere in una lingua europea poteva avere il permesso di entrata e molti italiani, analfabeti, dovettero rinunciare al loro sogno australiano.
All’inizio del XX secolo si registra l’arrivo di un nucleo di bellunesi a Port Pirie nel South Australia, che trovarono lavoro nelle miniere del New South Walles, la regione di Sidney e Canberra. All’inizio della prima guerra mondiale alcuni di questi si trasferirono a Griffith a fare gli agricoltori e diedero inizio ad una consistente comunità veneta. Altri invece vennero richiamati a servire la patria in guerra.
Nel 1911 erano più di seimila gli emigranti italiani la maggior parte residenti nel Western Australia, nel New South Walles e nel Victoria (1499 presenze). Il 65,8% degli immigrati italiani viveva in campagna ed erano per la maggior parte uomini. La presenza veneta non era predominate ma era in lenta crescita, poi intervenne la guerra mondiale ad arrestare i flussi migratori.

da "Veneti d'Australia" di Luciano Segafreddo

6 dicembre 2009

3 dicembre 2009: iniziano i lavori alla biblioteca Dino Buzzati di Belluno



Giovedì 3 dicembre abbiamo organizzato una mattinata di studio presso la biblioteca “Dino Buzzati” di Belluno. Sapevamo che era stata inaugurata solo la primavera scorsa e non immaginavamo che fosse già così ricca di materiali per noi interessantissimi. Le sezioni dedicate all’emigrazione veneta erano davvero molto ampie e comprendevano anche alcune tesi di laurea su questo tema. Ma soprattutto non immaginavamo che saremmo stati accolti in modo tanto caloroso e affettuoso: le responsabili ci hanno illustrato e descritto le varie sezioni della biblioteca, ci hanno aiutato nelle scelte, ci hanno assistito tutta la mattinata. L’ambiente molto raccolto ci ha permesso di lavorare proficuamente e intensamente per oltre due ore, e a fine mattinata avevamo riportato nei nostri PC una ricca bibliografia e molti documenti interessantissimi per il nostro progetto. Possiamo proprio dire che questa giornata di studio fuori sede è stata particolarmente proficua e a fine mattinata abbiamo anche potuto prendere in prestito alcuni volumi, indispensabili per la nostra ricerca che non avevamo trovato da altre parti.
Ringraziamo vivamente le signore Ester Riposi e Franca Gervasi e il signor Paolo Agostani per i consigli e l’assistenza, ma soprattutto per la calorosa e simpatica accoglienza che ci hanno riservato.