12 gennaio 2010

Emigrazione Veneta


Il Veneto è la regione che ha registrato il maggiore flusso di uscite dal Paese dall'Unità d'Italia al 1961. Più di 2 milioni e 800 mila emigrati.
Da secoli comunque le popolazioni alpine emigravano all’estero.
Erano emigrazioni temporanee o stagionali e si dirigevano soprattutto verso Germania e Austria-Ungheria.
Emigravano i capifamiglia e i figli giovani che erano perlopiù impiegati, muratori e operai nelle grandi fabbriche.

Nel 1876 comincia l'emigrazione transoceanica che dipendeva soprattutto da questi fattori:
-Gli agenti dell’emigrazione che dipingevano l’America come il paese della cuccagna.
-La situazione economica difficile soprattutto per la popolazione rurale.
-Una politica di facilitazione per chi decideva di emigrare.
In questo anno, inoltre, nascono le prime agenzie di emigrazione in Veneto che aggevolavano gli emigranti proponendo condizione vantaggiose per chi sceglieva come destinazione l'Argentina ed il Brasile.

Tra la fine dell' 800 e l'inizio del 900 le destinazioni per gli emigranti , a causa del crollo del mercato del caffè in brasile, cambiano.
Si comincerà ad andare nel Nord America, in Belgio, in Svizzera, in Francia e si continuerà ad andare in Germania.

Nel primo Novecento le condizioni economiche migliorarono sensibilmente in molte regioni italiane, ma non in Veneto dove persisteva una situazione di arretratezza nell’agricoltura: per questo continuarono le ondate migratorie.

Il fenomeno migratorio ha inciso e determinato non solo la storia del territorio veneto, ma ha altresì influenzato e condizionato i caratteri salienti della realtà veneta contemporanea.

Ancora oggi si continua ad emigrare da Veneto, anche se il fenomeno non ha numericamente confronto con l’emigrazione del passato.
Si tratta di giovani attratti dalla possibilità di guadagnare di più, di valorizzare determinate capacità professionali, di migliorare le condizioni di vita anche dal punto di vista dell’avanzamento sociale.

Veneti in Australia
In Australia si contano oggi circa 300.000 veneti (emigranti e loro discendenti).
Gli emigranti veneti partiti per cercare lavoro nel nuovissimo continente furono impiegati soprattutto nelle miniere, nelle piantagioni di canna da zucchero e di tabacco, oltre che come manodopera generica-muratori, marmisti e camerieri.

Maria

Dal Cd della Regione Veneto - multimedialità ed emigrazione.
A.s. 2007-2008

8 gennaio 2010

IL PICCOLO VANETO D' AUSTRALIA

Rosa Gav, interrogata a Sydney per mezzo di un interprete da un ispettore della polizia marittima coloniale, si descriveva così: “sono una ragazza di quindici anni, e vivo con la mamma, vedova qui presente. Il papà è morto quando aveva 47 anni a Port Breton. Ho due sorelle e avevo due fratelli che sono morti: uno a Barcellona, e l'altro a Port Breton per un' infiammazione al petto. In Italia mi hanno insegnato l'agricoltura, lavorare i campi e badare alle vigne. So fare il vino, prestare l'uva e farla fermentare”. Era giovedì 14 aprile 1881, un anno da quando la giovane e la sua famiglia avevano lasciato il distretto di Conegliano, con altre 263 persone. Coraggiosi e pieni di speranza, lasciavano le case e i campanili delle strade vaste fra i corsi della Piave e della Livenza, per inseguire la voglia di terra con condizioni di vita migliori. Si ritrovavano ora, dopo un anno di disgrazie, sul molo di Sydney, senza neanche un vestito per cambiarsi, senza e denaro; c'erano tante famiglie superstiti, ciascuna delle quali aveva lasciato nel lungo viaggio le sue vittime. Sopratutto vecchi e bambini, ma anche uomini forti e donne.


Ulderico Bernardi
A Catàr fortuna
Storie venete d'Australia e del Brasile

7 gennaio 2010

Club italiani in Australia




La maggior parte degli immigrati in Australia è italiana, precisamente veneta, questo porta a una grande collaborazione tra veneti e australiani, cambiamenti nella cultura,nell’economia e nella politica australiana che si incontra sempre più con gli stili italiani; anche l’agricoltura ha avuto cambiamenti portati dalle tecniche italiane.
I veneti formarono molti club per ritrovarsi, per restare in contatto, e per mantenere anche una piccola parte dei proprio stili di vita come per esempio le tipiche feste di paese,una delle più celebrate e mantenute anche oltreoceano è quella di San Marco il 25 aprile.
L’associazione bellunesi nel mondo: la fondazione della sede principale dell’associazione risale al 1966, e la prima sezione fu quella di Sidney nel 1970; questa è la più grande associazione italiana a Sidney che conta 300 famiglie iscritte, lo scopo di questo gruppo è mantenere tradizioni, dialetti e costumi bellunesi, ma anche italiani genericamente.
Lo stato australiano in cui risiedono più italiani è il Victoria, che conta anche il numero maggiore di club e associazioni italiane.

Libro: "veneti d'australia" di Luciano Segafreddo

La presenza veneta in Australia dal 1850 al 2000




Pochi italiani comparvero in Australia prima delle corse all’oro della metà del XIX sec. tra qui pochi c’era il veneziano Luigi Giustinian,che arrivò nella colonia di Swan River nel Western Ausralia nel 1836.
Nel 1888 arrivò anche Romano Bragato,che, essendosi diplomato presso la scuola di viticulture di Rutherglen ad assumerlo come esperto vitivinicolo della zona.
L’emigrazione veneta in Australia incominciò ad aumentare a partire dall’inizio del XX sec. e nel decennio tra il 1907 e il 1916 arrivarono 1000 veneti.Questa emigrazione segnò l’inizio delle catene migratorie.
Dopo la fine della prima guerral’emigrazione dal Veneto in Australia si intesificò e tra oò 1919 e il 1927 arrivarono altri 7000 emigranti.
I due decenni fra la fine degli anno Quaranta e la fine degli anni Sessanta costituiscono il periodo dell’imigrazione di massa dall’Italia verso l’Australia. La fine della seconda guerra mondiale trovò la nazione italiana in ginocchio. La sua economia in rovina e la sua struttura politico-sociale sottoposta a gravi tensioni.
I veneti emigrati del secondo dopoguerra erano venuti dalla fascia collinare subalpina delle provincie di Treviso,Belluno e Vicenza.
A partire dagli anni Sessanta i modelli di emigrazione cambiarono notevolemente,con l’accumularsi, in Australia ,del processo di spopolamento delle campagne che vide tanto gli italiani quanto gli australiani di nascita convergereverso opportunità di lavoro offerte dalle città. Mentre nel 1947 meno della metà degli italiani in Australia viveva nei campi di canna da zucchero del Queensland.
Il libro è di Loretta Baldassar e Ros Pesman e si chiama "i veneti in australia".

Marianna

Modelli di emigrazione

Dalla fine del XIXsec. fino agli ultimi decenni del XX sec.l’Italia ha avuto due politiche estere:
la prima era quella del governo che si era insediato nei palazzi ministeriali, la seconda invece era quella della gente cioè degli emigranti che viaggiarono in tutta Europa, nelle Americhe e nell’Oceania per cercare una rete sempre più fitta di contatti che li univa sia all’Italia,sia ad altre comunità emigranti, cosi esportavano e diffondevano le varie culture italiane.
Ai tempi dell’antica Roma gli abitanti della penisola italiana si sono avventurati al di la dei mari e monti come soldati,marinari,mercanti,esploratori,missionari,artigiani.
L’iniziativa e il lavoro dei loro discendenti e cioè delle società di costruzioni veneto-ausraliane,hanno avuto un ruolo di primo piano nel delineare la configurazione e il profilo delle città ausraliane di oggi.
Fu soltanto negli anni tra il il 1870 e il 1890 che ebbe inizio l’emigrazione di masse degli italiani.Si tratto di una vera e propria emigrazione di masse:tra il 1861 e il 1965 più di 25 milioni di persona lasciarono la penisola ler trovare impiego all’estero.
Una metà degli emigranti erano quelli stagionali che sapevano in partenza dove sarebbero andati,che lavoro avrebbero fatto e quanto potevano aspettarsi di guadagnare e di risparmiare.
L’altra metà degli emigranti scelse la via più incerta e rischiosa e attraversarono gli oceani per raggiungere le Americhe e l’Oceania.
L’australia fu la destinazione di circa 290.000 emigranti italiani.
Nel 1947 la popolazione australiana aveva un componente di poco più di 33.000 persona nate in Italia. Ventiquattro anni dopo nel 1971 ve n’erano meno di 290.000.
Per i veneti che vennero in Australia l’emigrazione era un sistema di vita ereditato,era già da tempo ,infatti, che i loro nonni,padri,fratelli,zii,cugini giravano il mondo in cerca di lavoro.
I numerosi viaggi degli emigranti veneti e la varietà delle loro destinazioni ebbero come risultato la dispersione di famiglie in tutto il mondo e il conseguente sviluppo di reti di contatti altrettanto estere.

Il libro è di Loretta Baldassar e Ros Pesman e si chiama "i veneti in australia".

Marianna

Intervista ad Antonio Comin

Antonio Comin, nacque a Cornuda in provincia di Treviso nel 1933, ma emigrò in Australia all'età di tre anni e si stabilì con la famiglia a Griffith dove completò la scuola media superiore. Comin riferisce al suo intervistatore che la comunità veneta, in quel periodo, era molto compatta perchè proveniva tutta dalla stessa zona del Trevigiano.Si trattava di contadini poverissimi ma con una gran voglia di lavorare. Alcuni, come suo padre, erano emigrati per ragioni politiche. Tra gli emigrati c'erano anche numerosi calabresi con cui però la comunità veneta aveva poco a che fare per i problemi linguistici e le differenze culurali. Riguardo l'esperienza della guerra, Comin riferisce che la comunità veneta apprese con apprensione e smarrimento l'entrata in guerra dell'Italia. Le autorità australiane reagirono in modo esagerato con gli emigrati italiani: ordinarono l'internamento degli emigrati più recenti chiudendo nello stesso campo persone con opinioni diversissime.Quelli che non vennero rinchiusi dovettero subire l'ostilità degli italofobi che erano peraltro una minoranza.

Intervista ad Angelo Bagatella

In questa intervista rilasciata nel Luglio del 1998,Angelo Bagatella nato a Griffith nel 1926 da genitori bellunesi,racconta le esperienze relative all'immigrazione della sua famiglia in Australia.
Il padre di Angelo veniva da Santa Maria di Quero in provincia di Belluno. Congedatosi dall'esercito, si sposò, ma pensando che non ci fosse molto futuro per la sua famiglia in Italia decise di emigrare in Australia e precisamente a Broken Hill. Da lì si trasferì subito a Griffith, dove arrivò nel 1924. Chiedeva di lavorare in ogni fattoria che incontrava, ma purtroppo non c'era lavoro. Si avventurò nell'entroterra dove si mise a cacciare i conigli che infestavano la zona e guadagnando due penny per ogni orecchio che consegnava. Nel 1926, indebitandosi, riuscì ad acquistare un podere e a far arrivare in Australia anche la moglie. Angelo nacque lo stesso anno, a novembre. Ricorda la sua infanzia come un periodo molto duro, in cui non c'erano assolutamente soldi da spendere. La situazione andò gradualmente migliorando , ma non prima della seconda guerra mondiale.Angelo racconta che nel paese dove viveva non c'erano molti problemi razziali. A scuola aveva anche amici australiani che qualche volta lo prendevano in giro, ma nulla di più. Come la maggior parte dei ragazzi a quel tempo lui e i fratelli dovettero lasciare la scuola a quattordici anni e iniziare a lavorare nel podere del padre e in altri. Nel corso degli anni la famiglia riuscì a vendere e acquistare altri poderi e si trasferì nelle vicinanze di Sidney. Angelo si sposò, lavorò in una ditta di costruzioni privata, poi con altri parenti riuscì a costituire una propria impresa edile riuscendo ad arricchirsi e a mantenere unita la famiglia. Iniziò a collaborare con le attività del Marconi club che aveva come soci fondatori soprattutto degli italiani. Il club forniva l'occasione di mantenere vive le tradizioni italiane, era un motivo per ritrovarsi e aiutare da lontano la propria gente italiana nei momenti di bisogno. Un comitato australiano infatti si attivò per raccogliere fondi destinati ai terremotati del Friuli nel 1976. Il club inoltre fornì ad Angelo, che ne fu nominato socio onorario a vita nel 1990, l'occasione per incontrare personalità locali e far apprezzare loro la comunità italiana.

Testimonianze dell'emigrante


Tante sono le testimonianze che riprendono il tema dell'emigrazione, e perciò vi racconterò l'incredibile storia del sig. Renzo Bettega, un uomo nato a Imer (un paesino vicino a Feltre) dal quale un giorno decise di lasciare, per trovare migliori condizioni di vita, spostandosi così oltreoceano. "Un emigrante" racconta, " è sostenuto dal forte pensiero nell'ambire ad una vita migliore, rispetto a quella offerta".
Era il 1961 e Renzo, all'età di 25 anni, decise di intraprendere un viaggio senza sapere dove andava e dove sarebbe arrivato. Dopo 30 giorni di navigazione arrivò fino in Australia, precisamente a Melbourne, dove lo aspettavano 2 suoi amici venuti anche loro dal Veneto. Già il viaggio, disse, fu una buona esperienza. Lui faceva il tappezziere, e dopo enormi sacrifici riuscì a trovare un lavoro da manovale. I suoi amici lo aiutarono a trovarsi un posto dove mangiare e dormire, e si trovò in un appartamento con uomini, tutti scapoli, dal quale si è anche divertito molto. Poco dopo conobbe una ragazza olandese, dal quale se ne innamorò e ben presto i due decisero di sposarsi. La vita ormai doveva essere completata, e in tre anni naquero quattro figli, di cui tre nati lì, in Australia. Renzo tornò in Italia nel 1971, e ne fu molto soddisfatto. Il senso dell'avventura che aveva è stato ripagato con questa emigrazione. "Se potessi tornare indietro nel tempo, lo rifarei di certo. Il viaggiare è l'esperienza della vita."


Tratto da "Per poco, per sempre: volti, storie e ricordi dell'immigrazione primierotta" a cura di Renzo Gubert

6 gennaio 2010

Italiani in Australia



Fino 400 anni fa l’Australia era sconosciuta dai paesi europei. La prima proposta di colonizzazione fu fatta dal prete italiano Vittorio Riccio,che nel 1676 si offrì volontario di guidare una missione diretta nella terra lontana. Poco tempo dopo il prete Coronelli Vincenzo, indica nei dettagli, per la prima volta , l'interno dell'australia. Dopo circa 170 anni che il prete Don Riccio si offrì missionario per il viaggio, si aggiunsero italiani venuti in Australia al clero cattolico che prima era formato solo da inglesi e irlandesi. Nel 1850 con la scoperta dell'oro ,cambiò molto lo stile di vita , il popolo del Victoria aumentò tantissimo, tra cui molti erano svizzero-italiani e italiani.Coloro venuti a conoscenza della materia ritrovata, contribuiscono nello sviluppo di Daylesford,prima come minatori poi come coloni con lavori commerciali per lo stato.Nel 1881 nel New South Wales gli italiani aumentarono grazie ai profughi in Papua Nuova Guinea del Marcuis de Rays; questi diedero vita a New Italy.La terra Nuova italia era già stata usata in passato, ma fu comunque fertile, infatti inizia anche la coltivazione dell'uva per il commercio del vino.Nel 1888,Chudleigh Clifford scoprì nuova italia, la trovò una comunità fiorente, così chiese di aprire una scuola.Nel 1891 i coltivatori di canne, volendo vendere terreni,mandano un agente in Italia per convincere delle famiglie a comprare; furono 335 le famiglie che accettarono e andarono a lavorare con un contratto di 2anni. I principali italiani provenivano da Lombardia,Piemonte,Veneto; l’immigrazione siciliana invece iniziò verso il 1920.Nel 1925 gli italiani erano a capo di metà delle aziende agricole. Il popolo italiano in Australia nel Queensland era più ricco, questo per il loro disinteresse religioso.Il grande aumento fu soprattutto negli anni 20/30 quando nacquero i primi negozi, hotel,agenzie ecc.Due decenni prima della seconda Guerra mondiale, ci furono degli episodi di razzismo d aparte del popolo australiano con quello italiano, soprattutto nel nord Queensland e nel Western. Questi episodi ebbero inizio per paura che gli italiani peggiorassero le condizioni di lavoro ed un abbassamento dei salari.Quando l’Italia entrò in guerra, le ingiustizie aumentarono ancora, gli australiani arrivarono al punto di proibire radio, piccioni viaggiatori, una lingua diversa dell’inglese al telefono e macchine fotografiche.Nel 1945 fu nominato il primo ministro australiano per l’immigrazione, a cui venne dato il compito di aumentare ogni anno dell’un per cento la popolazione con immigranti.Nonostante questo, 6anni prima ci fu un aumento di ben 33.000 italiani nel continente.Oggi l’immigrazione è minima. I maggiori porti di sbarco erano Genova, Napoli, Trieste e Messina; nel dopoguerra la maggior parte degli immigrati arrivavano dalla Sicilia e Calabria.





-Dal libro "australia's italians" -