21 maggio 2010

Lara e Katia intervistano alcuni emigranti veneti a Melbourne

Il filmato che accompagna l'intervista è stato realizzato con immagini tratte dal volume "The story of Italian Migration" di Julia Church e dal sito http://www.abc.net.au/rn/hindsight/galleries/2007/1915894/
Ci scusiamo per la scarsa qualità dell'audio ma le due intervistatrici, come tecniche del suono, non sono proprio granchè

19 maggio 2010

L'Australia è ancora meta per emigranti?

dal Gazzettino del 19 maggio 2010

"In fuga dalla lunga crisi
Come i cadorini di una volta. «L’Italia? Qui è tempo perso»
Si chiama Emilio Fundone, abita a Pozzale e ha ventiquattro anni. Ha la passione dei viaggi e delle fotografie. Più dei primi che delle seconde. Anche se a Pieve, nel gran caffè Tiziano, c'è una sua mostra dove ha condensato in 14 foto un viaggio di 16.000 chilometri, da Copenhagen fino al Tibet. Lunedì è partito nuovamente, insieme a Marco Faccin di Nebbiù: destinazione l'Australia. Ma per far che? Ha riferito: «Giunti a Sidney, inizieremo la risalita della costa orientale dirigendoci verso nord. Saliremo su verso Brisbane fino alla zona di Townsville. Durante la risalita, che dovrebbe durare una quindicina di giorni, avremo l’occasione per immergerci nella natura e negli spazi sconfinati che contraddistinguono questa meravigliosa terra. Ma sarà il Queensland la nostra meta finale. Lì cercheremo un lavoro, una casa e, perchè no, una nuova vita».
Faticava a rendersi conto, Emilio, che stava per dare un'altra potente scrollata alla sua vita. Prima di partire, la sua testa era, come diceva, un continuo andirivieni di pensieri, dubbi e speranze. «Questa avventura assomiglia più ad una fuga che ad un viaggio» ha detto tra l'altro. «Entrambi siamo ormai consci che intorno a noi la crisi si sta facendo drammatica e che tutto quello che ci circonda ci sembra faccia parte di una bolla di sapone che potrebbe scoppiare da un momento all'altro».
Ma non credete alle risorse e alle potenzialità della nostra Italia? «Poco. Lo so, è brutto da dire ma la sola idea di dover impegnare denaro, tempo e passione in un progetto qui ci sembra tempo perso, anacronistico». Quindi partenza come i vecchi cadorini di un secolo fa: scelta obbligata, per non stare con le mani in mano, inerti, in attesa che qualcosa cambi.
«Dall’altra parte del mondo c’è una terra nuova ad aspettarci, per alcuni versi ancora selvaggia. Noi vorremmo che fosse un'occasione, quella terra e questa esperienza, per imparare qualcosa». Solo? «No, anche per trovare dentro di noi qualcosa di diverso. Qualcuno ha detto che un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi. Noi ci proviamo. Vogliamo provarci».